Gli italiani di Londra

Senza considerare i Romani, c’è una presenza italiana a Londra sin dal Medioevo.

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Due strade con
collegamenti italiani

Lombard Street nella Città di Londra (la City of London, ovvero la città antica) prende il nome dai banchieri lombardi che ci si trasferirono per sostituire i creditori ebrei mandati in bancarotta e poi espulsi da Edoardo I nel 1290. La strada divenne rapidamente il centro bancario di Londra, con i fiorentini che in seguito subentrarono ai lombardi. A conferma di ció, quando Edoardo II incontrò i sette mercanti più importanti d'Inghilterra nel 1314, due di loro erano italiani.

Joseph Grimaldi

All’inizio del diciannovesimo secolo, la cittá conobbe Joseph Grimaldi, un italo-londinese di seconda generazione, considerato il grande pioniere del clown. Suo padre Giuseppe fu un attore di spicco, noto come “the Signor” (i manifesti dei teatri lo annunciavano come “Sig.” piuttosto che “Mr.”). Giuseppe arrivó a Londra dall’Italia negli anni ‘50 del 1700, e prima di diventare attore fu, a quanto pare, il dentista della regina. L'uomo, spesso caratterizzato da umori scuri, é anche ricordato per aver fatto una richiesta particolarmente raccapricciante nel suo testamento. Il figlio Joseph, sia attore che clown, divenne talmente famoso che le sue memorie furono redatte dal romanziere Charles Dickens.

Giuseppe Mazzini

Nel 1818, Grimaldi si trasferì in una casa nel quartiere di Clerkenwell. In quegl'anni, una nuova ondata di immigrati italiani si stava trasferendo nel quartiere, cercando di sfuggire alle difficoltà economiche delle campagne dell'Italia settentrionale in seguito alle guerre napoleoniche. Gradualmente si unirono a loro vari rifugiati politici del Risorgimento. Tra questi, spicca il nome di Giuseppe Mazzini, che abitó ad un totale di dieci diversi indirizzi in tutta Londra. É celebre, in particolare, la sua presenza al numbero 10 di Laystall Street, nel cuore di quella che era già allora la “Little Italy” (“Piccola Italia”) di Londra. Anche dopo il Risorgimento, i dissidenti politici italiani continuarono a rifugiarsi nella cittá. Nonostante molti fossero strenui oppositori del fascismo furono comunque considerati “alieni nemici” (enemy aliens”) durante la seconda guerra mondiale. Di conseguenza, furono radunati e internati sull’Isola di Man.

Saffron Hill intorno al 1900

La Little Italy di Londra si sviluppó su Saffron Hill. La chiesa italiana di San Pietro a Clerkenwell Road, costruita nel 1863 e completa di mosaici, rimane ancora oggi un punto focale della cultura italo-londinese. A conferma di ció, una processione in onore della Madonna del Carmine si tiene annualmente in occasione della prima domenica successiva al 16 luglio. Inoltre, una storia di Sherlock Holmes si riferisce a “Saffron Hill e il quartiere italiano”. Ai suoi tempi, cioé all'inizio del ventesimo secolo, fu un quartiere povero con alloggi sovraffollati e cattive condizioni igieniche. Molti dei suoi abitanti riuscivano a guadagnare qualcosa facendo i musicisti itineranti o i venditori ambulanti di gelato. Ancora oggi l'area ha una rilevante presenza italiana, evidenziata da alcune vecchie aziende italiane che vi si ubicano.

Processione della Vergine del Carmelo c.1900

Tuttavia, come tanti altri gruppi di immigrati in crescita nella città, la comunità italiana di Saffron Hill inizió a disperdersi, spesso trasferendosi solo un po' più lontano, in posti come Islington e Highbury. Altri invece si diressero a Sud, attraversando il Tamigi. Infatti, anche il Sud di Londra ha la sua chiesa italiana, il Santo Redentore, ubicato in quello che un tempo fu un magazzino di tram su Brixton Road nel quartiere di Kennington. Intorno all'edificio, una manciata di caffetterie e alimentari italiani costituiscono una piccola Little Italy nel Sud di Londra.

Moka Bar negli anni '50

L’altro quartiere londinese in cui gli italiani lasciano un segno importante è Soho, nel centro, che vede l'apertura di ristoranti a basso costo sin dall’epoca vittoriana. Ancora oggi, vari alimentari e ristoranti italiani sono sparsi per l'intero quartiere. Se é vero che gli algerini hanno iniziato a vendere caffé a Soho prima degli italiani, é anche vero che sono stati quelli del Bel Paese a ridere per ultimi: l'Algerian Coffee Stores al 52 Old Compton Street, aperto nel 1887 dall'algerino Hassan, é ora gestito da una famiglia italo-londinese da diverse generazioni. Il Bar Italia al 22 Frith Street apre nel 1949, ma é stato il Moka Bar, in fondo alla strada al numero 29 (oramai chiuso, in parte per via del romanziere Beat William Burroughs), a vantare la prima macchina Gaggia di Londra, installata nel 1953. Il Moka Bar diede vita a tutta una mania per le caffetterie a Soho, di cui il Bar Italia, superando tutti gli altri, è ora l'ultima sopravvissuta. Gli anni '50 furono anche il decennio in cui le pizze – allora conosciute come “Italian rarebit” (perche un crostino al formaggio fuso in inglese si chiama “Welsh rarebit”, o “delizia gallese”) – divennero popolari a Londra e nel resto d'Inghilterra.

Gelatiere italiano negli
anni '70 del 1800

In effetti, gli italiani di Londra hanno lasciato un segno importante nella cultura culinaria londinese che va ben oltre la pizza e la pasta. In realtà fu un ticinese di nome Carlo Gatti, e non un italiano, che introdusse il gelato a Londra (e ovviamente il Ticino è anche famoso per la sua raccolta di spaghetti, o meglio per il pesce d'aprile perpetrato dalla BBC ai danni del popolo britannico riguardante questa “pratica” nel 1957). In ogni caso, la piú famosa azienda italo-londinese di gelati, Marine Ices di Camden, è oramai poco più di un marchio. Tuttavia, la classica pietanza cockney del pie and mash (torta di carne e purè di patate) ha un grande legame italiano. La famiglia Manze a Bermondsey, originariamente della costiera amalfitana, gestisce il più antico negozio di pie and mash di Londra.

E ovviamente Londra continua ad accogliere gli italiani fino ai giorni nostri: welcome to London, concittadini italiani!

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